miércoles, 1 de julio de 2020

CALLIGRAM


Origen: Reino Unido, Londres
Formados: 2011
Estilo: Black, hardcore
Temática: ?
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Miembros:

  • Ardo Cotones Batería
  • Bruno Polotto Guitarra
  • Matteo Rizzardo Voces
  • Smittens Bajo
  • Tim Desbos Guitarra
Discografía:

  • Demimonde EP 2016  
  • Askesis EP 2018  
  • The Eye Is the First Circle CD 2020
  • Ex-Sistere Single 2023  
  • Frantumi In Itinere Single 2023  
  • Position | Momentum CD 2023
THE EYE IS THE FIRST CIRCLE (2020)
Ha llegado el turno del primer larga duración de esta banda londinense, aunque emplean el italiano en sus letras, después de su dos EPs anteriores. Un álbum de black/hardcore, directo, de ocho temas repleto de intensidad y agresividad. Calligram se han aplicado para conseguir una buena mezcolanza entre un estilo de black metal de corte clásico por así decirlo, el cual se ve enriquecido por los elementos hardcore de su propuestas, en forma de momentos de incesante velocidad y sobre todo en forma de agresividad tanto en la intensidad su música como también en el apartado vocal. Hay que tener en cuanta que las premisas con las cuentan los londinense en cuanto a estiloa e influencias hay que saberlas plasmar de forma coherentes y no dejarse superar por uno de los estilos para acabar por naufragar en tierra de nadie. Calligram mantiene un pulso coherente entre un black metal potente y que pude llegar a sonar incluso frío y denso; al mismo tiempo que no descuidad la actitud del hardcore que nutre de personalidad su música. En este álbum podemos encontrar ambas tendencias bien definidas, con una transición entre estilos perfectamente elaboradas, al mismo tiempo que cunado confluyen son capaces de ofrecer de manera acertada unas buenas atmósferas con cierta agresividad, sin que nada desentone. Un álbum muy recomendable al recoger de forma totalmente coherente lo mejor de ambos estilos y fusionarlos para ofrecer una obra de gran calibre. (7,7).





1. Carne 05:11
In questo mare di cenere sofisticata, la tua parvenza affonda lenta sulla mia carne. Nemesi di un tramonto annunciato, vocazione al dolore veemente, visione di senso vuota. Ricordo dicesti: "Non siamo altro che piroette sulvuoto in attesa di una voragine pronta per noi".Piroette sul vuoto, nella certezza di perdersi. Carne. Niente resta di me, soltanto un'effigie sbiadita.  
2. Serpe 05:39
   Il desiderio è una piaga che si insinua perfetta tra le mille costole vuote di questa carcassa dolente e infelice, straripante di morte,essiccata dal sole. Protervo e lascivo, esacerba ogni crepa - a pele se solta e da espaço a uma nova - serpe che nutre i miei istanti più vuoti - a fragilidade se torna granito. Oscillo tra estasi e orrore, apolide nelle mie stesse ferite: ciò che voglio non ha nome nè forma soltanto assenza.
A mio agio in tutto, soddisfatto di niente appagato e mai sazio, scivolavo in affanno senza fermarmi. Agonizzante mutismo - silencio absoluto - fascino della disfatta - finalmente ganhei! La mia vita è un buco nel petto, le risate un fremito cieco, giaccio affrancato da tutto sul fondo dell’inferno più alto. Minha alma em chamas e nao vejo o fogo - Senza tregua, sublimo. Soffrire è produrre conoscenza, non realizzare più nulla e morire sfiniti.
3. Vivido Perire 02:29
 È un atroce dissenso a muovermi da sincronie voluttuose e stanziali verso incombenze spaziali e inconsuete.
Incavi sfuggenti, supplizio d'istanti esecrati.
Non ho più spazi dove paralizzare l'azione, per sublimare nel fango dell'Io e non riconoscermi
più.
In questo vuoto imminente e insidioso la geometria dell'assenza s'impone e si riflette sinistra
sulle onde scure del mio stesso naufragio, tracciando spasmi che mi annientano. Muto, affondo nel ricordo di me, ingannato ed imploso. Affondo muto dentro di me, imploso.
4. La cura 04:22
Differite in avanti, spente, unite alla polvere, splendenti nel caos, scivolano come gocce, su piani roventi, inclinati - un veleno redento - le tue lame a squarciare la notte. Nelle ferite si eclissa ogni luce, in quel bagliore hai sepolto il dissenso. Hai sepolto il dissenso. Risprofondo nell'acceso tumulto del mio rancore che prosegue sempre solo e intorbidito, smantellato, rilucente di sdegno, privato dell'oscenità necessaria a protrarsi in avanti, eclissato nel modo peggiore, l'abominio che si ripete: mesto affronto il tuo volto, in questo tramonto di ruggine e sabbia. Nodi, trame, fulgori residui: la disfatta oscena mi ammalia ed infetta nel vuoto incessante che tutto circonda ad affossa ogni impulso di vita.
5. Kenosis 04:55
 La verità estirpata mostra i vermi che consumavano avidi le tristi radici.
Vuote opinioni tese soltanto ad obliare: abominio che da sempre parla sulle carcasse spente dei nostri timori nell’oscenità di inalare vita a fondo perduto.
Racchiusi in una definizione che non riesce a contenerci roviniamo nel dubbio e seccano le nostre
sfingi.
6. Anedonia 06:07
Siamo già morti mille volte, incarnati nella nostra inutilità, non volenti e nocivi, sconvolti dalla mutua illusione di esistere che è implosa di colpo, respirandoci via. L'iniquità della vita ci condanna ad una veglia che sperimenta in eterno le stesse futili cose mentre stingiamo sullo sfondo bianco di una morte che non è più nostra, di una vita parlata da altri; e nella frattura fende la via un eterno riflusso di noia. Ti sfioro ma sei lontana, inaccessibile, in un luogo recondito che a malapena riesco a vedere.
7. Pensiero Debole 01:24  
8. Un dramma vuoto e insanabile 04:54
   Non c'è naufragio che mi contenga. Nascosto sul più luminoso dei troni attendo la fine. Marcirò contemplando morente nel tempo i rasoi che scivoleranno via.
Il polso trema e risuona nell’aria questo vasto richiamo di oltraggio a ricordarmi, ancora una volta che sono vivo, morto e infinito. Le metafore dell’abisso, angoscia allo stato larvale,
a ricordarmi ancora una volta che sono vivo, morto e infinito.
Migliaia di volte ho ricercato il tormento nel feticcio di un dio inaridito, per realizzare che sono un errante senza sentieri che ha dimenticato come ci si perde. Il contegno inganna sempre, mi schiero ma non ho piu parti tranne la ripugnante ossessione che
incombe sul prezioso e caro dono della noia che custodisco. Un dramma vuoto e insanabile: vita
  35:01






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